Il Gipeto (Gypaetus barbatus), con un’apertura alare compresa tra 265 e 285 cm, è uno degli avvoltoi più grandi in Italia, con forme agili e slanciate e ali strette ed appuntite.

Gli abiti stagionali e sessuali non sono differenziati; la femmina è leggermente più grande del maschio ma tale differenza è difficilmente apprezzabile in natura. L’aspetto degli adulti è fortemente contrastato con parti inferiori, testa e collo chiari, da bianchi a rossastri, e parti superiori scure, grigio-ardesia. Le ali e la coda sono grigio-scuro. La testa, interamente piumata è molto caratteristica per la presenza di ‘‘baffi’’ neri e rigidi che scendono ai lati del becco e per la colorazione giallo chiaro dell’iride e rossa dell’anello perioculare. I giovani, soprattutto in volo, evidenziano un aspetto meno slanciato rispetto agli adulti, dovuto alla maggior lunghezza delle remiganti secondarie e ad una maggiore ampiezza della coda; questo consente loro di avere un minor carico alare e quindi di volare più lentamente e con maggiori possibilità di manovra. Il piumaggio dei giovani, inoltre, è più scuro rispetto a quello degli adulti: quasi completamente bruno, con capo nerastro.
Avvoltoio tipico delle regioni montuose, il Gipeto frequenta pareti rocciose, aspri valloni e dolci altipiani che costituiscono il suo habitat ideale. La sua stessa morfologia gli permette di sfruttare perfettamente le brezze, anche minime, che risalgono i versanti e percorrono le valli montane.

Il Gipeto è un rapace longevo che vive generalmente in coppia, fedele per la vita, in ampi territori. Nel proprio home range ogni coppia dispone di aree idonee per la riproduzione, per il riposo diurno e notturno e di estesi territori di caccia, rappresentati soprattutto da versanti erbosi e rocciosi, anche moderatamente ricoperti da vegetazione arborea o arbustiva, che ispeziona sistematicamente volando a bassa quota. Il Gipeto, sfruttando le sue eccezionali doti di volo, può iniziare a volare di primo mattino, trascorrendo così gran parte della giornata e spingendosi anche a grande distanza.
La specie necessita quindi di vasti territori montuosi con adeguate risorse trofiche, rappresentate principalmente da carcasse di ungulati selvatici e/o domestici. L’alimentazione si basa soprattutto sulle ossa, risorsa che non viene contesa e utilizzata da altri necrofagi ma che si trova fortemente dispersa sul territorio, condizione che determina conseguentemente densità e consistenze molto basse. Le ossa più lunghe, prima di venire ingerite, vengono trasportate in volo e spezzate, lasciandole cadere su apposite aree rocciose

Fino all’inizio del 1800, questa specie era diffusamente presente sui principali sistemi montuosi dell’Europa centrale e meridionale, con una fascia pressoché continua dalla Penisola Iberica ai Balcani. Negli anni successivi tali popolazioni subirono un drastico declino dovuto alle persecuzioni dirette in quanto l’innocuo Gipeto, noto fino ad epoche piuttosto recenti col nome di Avvoltoio degli agnelli, veniva comunemente ritenuto specie pericolosa e nociva cui si attribuiva la predazione di ovini. Sotto Umberto I e Vittorio Emanuele III vigeva una taglia che incentivava gli abbattimenti, pagata per ogni Gipeto ucciso dai direttori delle cacce reali. Allo sterminio su vasta scala contribuirono altresì il collezionismo e l’utilizzo di esche avvelenate per eliminare lupi e volpi, delle cui carcasse successivamente i gipeti si nutrivano. La causa principale dell’estinzione di questo avvoltoio sulle Alpi va quindi ricondotta all’ostilità manifestata dall’uomo.
Da molti anni il Gipeto è oggetto di un ambizioso progetto di reintroduzione che mira a ricostituire una popolazione vitale sulla catena alpina. Il progetto ha avuto un grande successo ed ha già permesso di creare una popolazione che attualmente si riproduce in modo autonomo. Nel 2015 sulle Alpi si contavano infatti 32-33 coppie di Gipeti, che hanno portato all’involo 20 giovani. Nell’ambito di questo progetto ancora oggi alcuni giovani gipeti nati in cattività vengono ogni anno liberati sulle Alpi.

Tutt’oggi non è presente alcuna coppia all’interno del parco, ma nel 2018 sono stati avvistati tre gipeti nei cieli del parco.

Ultimo aggiornamento: 22/07/2018 ore 15:37:50

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