Scuola Media di Varzo, Classe 2^ A
LA VIA DEL SEMPIONE: LUOGHI DI SOSTA
Lungo la mulattiera
All’epoca delle mulattiere, le soste avevano assunto, per i trasporti, una particolare importanza, servendo questi edifici sia da magazzini, sia da alloggio, che da punti d’appoggio per le compagnie di trasporto. Lungo la via del Sempione si trovavano sul passo, a Sempione – villaggio, Gondo, Varzo, a Domodossola e più a sud, Vogogna.
Gli ospizi del Sempione
Tutti gli antichi popoli consideravano sacra l’ospitalità, così come era sacra la persona dell’ospite. Di conseguenza era diffusa la consuetudine di dare ristoro a viandanti, pellegrini e mercanti.
Il primo Ospizio
La prima notizia d’un ospizio, presente sul passo del Sempione, è dell’anno 1235. Esso apparteneva all’Ordine Ospitaliero dei Cavalieri di S. Giovanni, detto anche ordine di Malta, fondato a Gerusalemme nel 1048 con lo scopo di ospitare i pellegrini in Terrasanta. Dall’Oriente, l’ordine si sparse in tutta Europa, lungo le vie più frequentate. L’Ospizio del Sempione, dedicato all’apostolo S. Giacomo, dipendeva dalla casa di S. Giovanni a Salgesch.
Alle merci, che transitavano lungo il passo, servivano di riparo le stazioni di trasbordo delle soste; agli uomini, invece, provvedevano gli ospizi: nove vennero sorgendo, a poco a poco, da Gondo a Sion, ai quali bisogna aggiungere quello di Domodossola, affidato ai Francescani, e quello di Vogogna, pur esso diretto dai Cavalieri di Malta. Il più importante, data la sua posizione, fu l’ospizio di S. Giacomo, eretto sotto il passo. Ivi speciale assistenza era riservata ai malati, curati a spese della Casa, finché potessero riprendere il viaggio. Molti proprietari di fondi, s’impegnarono nel devolvere annualmente, a favore dell’ospizio, una quota fissa per il suo mantenimento. I Vallesani, all’inizio del sec. XIV, vollero un ospedale in Briga. Il nuovo ospedale venne dedicato a S. Antonio. Fra il XIII e il XIV sec. ci fu la massima fioritura ospitaliera sul Sempione. Ma, all’inizio del sec. XIV, iniziarono le prime rivalità tra i Vallesani e il Ducato di Milano, quindi l’Ospizio venne abbandonato dai monaci che si ritirarono a Salgesch; dovettero passare 150 anni prima che Stockalper restituisse al Sempione l’importanza internazionale di un tempo.
Il secondo Ospizio
Il Sempione vide di nuovo rifiorire l’istituzione ospitaliera per l’assistenza ai pellegrini grazie alla pietà di un privato: il Barone Kaspar Jodok von Stockalper.
Stockalper fu un grande commerciante in tutta Europa, si interessò di molti prodotti, in particolare il sale. Accumulò una fortuna colossale, comprando quanto era acquistabile in paese e all’estero. Riattò completamente la vecchia mulattiera, ricostruì e ingrandì le soste per le merci: il Sempione venne, insomma, provvisto di quanto occorreva per un traffico sicuro di grosse dimensioni. Per i viaggiatori ammalati e bisognosi, Von Stockalper fece costruire un nuovo Ospizio. L’Ospizio, conosciuto col nome di Alter Spittel ( vecchio Ospizio ), sorse nei pressi del primo Ospizio, sui beni già appartenenti all’Ordine di Malta; la costruzione dello Stockalper sta ritta ancor oggi. Stockalper arredò i tre piani superiori per la propria famiglia, che vi risiedeva durante l’estate; nel piano inferiore attrezzò un ospedale, ove trovarono ricovero ed assistenza i viaggiatori poveri. La direzione dell’ospizio fu affidata a un Ospitaliero: nel 1678 aveva questo ufficio Christian Heinzmann. A lui segui Anton Pera. Dal particolareggiato contratto di affitto del Pera, si rileva che egli doveva riservare per i bisogni dell’Ospizio un quantitativo fisso di fieno e di legna, condurre l’acqua dei ghiacciai sulle praterie, tenere in efficienza le rogge, provvedere annualmente alla celebrazione di 12 Messe con il provento del burro di un giorno, offerto dagli alpeggi circostanti e, soprattutto, distribuire fedelmente l’entrata delle elemosine ai viandanti bisognosi e aver cura degli ammalati. Il gestore, annualmente, doveva rendere conto riguardo l’amministrazione, il giorno di San Giacomo.
Stockalper morì nel 1691 a Briga. Dopo la sua morte l’Ospizio seguì le vicende di declino del passo.
Il terzo ospizio
Napoleone affidò ai canonici dell’Ospizio del S. Bernardo la direzione del costruendi Ospizio del Sempione, che all’occorrenza avrebbe dovuto servire come caserma. In seguito a un sopralluogo, con parere favorevole, due canonici si stabilirono nell’Ospizio Stockalper per dar inizio alla ristrutturazione. Per la dotazione del nuovo Ospizio, Napoleone aveva concesso un fondo di 20.000 franchi. Dopo diversi anni di lavoro, il 25 novembre 1831, F. B. Filliez, prevosto del S. Bernardo e del Sempione, ebbe la gioia di prelevare i suoi canonici e di condurli al nuovo Ospizio Stockalper, la cui Chiesa venne consacrata nel luglio seguente dal Vescovo di Sion. L’Ospizio era provvisto di 300 letti, ma poteva alloggiare fino a 500 persone in caso di necessità.
Lungo la strada carrozzabile: gli alberghi della posta
A Domodossola, nel 1845, vi erano tre grandi alberghi, di cui quello della Posta era il migliore, anche se pare non fosse molto pulito. La costruzione originaria manteneva in parte le sembianze e qualche struttura risparmiata del vecchio maniero con due torrette ai lati del portone carraio ed un enorme cortile interno, in cui trovavano riparo le numerose carrozze.
Alla fine del secolo la posta prese il nome di “Grand Hotel de la Ville l’ancienne Poste”. L’albergo chiuse nel 1908 per gli alti costi, la magra clientela, ma soprattutto a causa della costruzione del tunnel ferroviario.
Anche a Iselle sorgeva un albergo della Posta. A Simplon Dorf incontriamo un edificio della Posta a tre piani, fatto costruire nel 1806, chiamato Hotel Post. L’ultimo caposaldo prima di Briga, l’albergo di Berisal, costituiva la principale stazione per chi veniva colto dal maltempo. Esso veniva utilizzato, in inverno, per il cambio di carrozze con slitte per i viaggiatori.
Le cappelle
Le cappelle, costruite lungo la via del Sempione, sono numerose: le antiche strade e i sentieri presentano, sul loro percorso, una svariata varietà di cappelle.
Queste venivano costruite, oltre che per motivazioni religiose, per ripararsi dal maltempo e per riposarsi dopo una lunga salita. Molte cappelle, con il passare del tempo, sono state abbandonate ed invase dai rovi e dagli sterpi.
Le cappelle di maggior importanza sorgevano sulle strade più trafficate.
Ne accenniamo alcune:
- Coadiutore, che sorgeva dietro la Parrocchiale;
- San Rocco, situata in via Alneda;
- le cappelle della via Crucis, sorte sullo stesso sentiero che porta all’ospizio di Durona;
- Maulone, famosa per essere legata alla leggenda di San Giorgio, santo patrono di Varzo.
Last update: 01/07/2018 ore 13:23:02