Aquila reale (Aquila reale) e Gufo reale (Bubo bubo)

Pernice bianca e Fagiano di monte rientrano tra le prede abituali di Aquila reale, che nidifica nell’area con due coppie, oltrechè del Gufo reale, presente con una coppia.
Aquila reale e Gufo reale non sembrano soffrire di particolari minacce. Un calo dei numeri di individui di Fagiano di monte e/o Pernice bianca presenti nel SIC, legato al disturbo antropico, potrebbe però rappresentare una minaccia per tali specie nel prossimo futuro.

Biologia e comportamento
aquila reale

Aquila reale (M.-Hamblin - RSPB)

L’Aquila reale è una specie territoriale e monogama. Ogni coppia difende il proprio territorio dai rappresentanti della stessa specie mediante spettacolari esibizioni di voli “a festoni” e vocalizzazioni. Quando queste manifestazioni non bastano a consigliare la fuga all’intruso si passa allo scontro diretto. Gli artigli delle aquile sono armi molto pericolose, che possono risultare fatali per uno dei contendenti. Nella popolazione svizzera, la principale causa di mortalità rilevata negli ultimi anni è proprio costituita dagli scontri tra conspecifici. I territori vengono difesi durante tutto l’anno, in modo più intenso tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, durante il periodo degli amori. Ogni coppia possiede diversi nidi, che vengono utilizzati alternativamente. Già nel cuore dell’inverno gli adulti iniziano la ristrutturazione di quello scelto per nidificare e la deposizione delle due uova avviene tra metà marzo e i primi di aprile. La cova dura 41-45 giorni ed inizia subito dopo la deposizione del primo uovo, in questo modo i due fratelli nasceranno con alcuni giorni di differenza. Durante i primi giorni di vita sono molto aggressivi: se il cibo è scarso il fratello più giovane non riesce a competere con il maggiore, si indebolisce e viene sopraffatto. Se il cibo è abbondante, tutti e due sopravvivono. Questo crudele fenomeno ha un preciso significato ecologico. La sopravvivenza del giovane dopo l’emancipazione è generalmente bassa: si stima che l’80% circa non raggiunga l’età adulta. Cacciare non è una cosa facile e prima di diventare abbastanza abile una giovane aquila può morire di fame. Quindi, se il cibo scarseggia è meglio che si involi un solo piccolo abbastanza forte, piuttosto che due troppo deboli. Dopo l’involo, che avviene tra metà luglio e metà agosto, i giovani rimangono qualche settimana con gli adulti, per imparare i rudimenti delle tecniche di caccia. Quindi, inizia la loro avventura, vagabondando alla ricerca di un territorio dove potersi stabilire. Rispetto agli adulti, che sono di colore bruno piuttosto omogeneo, i giovani sono caratterizzati dalla presenza di vistose chiazze bianche sulle ali ed alla base della coda. L’abito definitivo viene indossato con il raggiungimento della maturità sessuale, attorno al quinto anno di età.
Uno degli aspetti che ha sempre impressionato l’uomo è la forza e l’abilità nella caccia di questo uccello. L’aquila è dotata di zampe spaventosamente forti e possenti, con artigli lunghi ed affilati, e riesce a cacciare una grande varietà di prede: dalla Rana montana al giovane Stambecco. Ma non è infallibile come la nostra fantasia ci porterebbe a pensare. Mediamente, un buon 80-90% degli attacchi è destinato a fallire. Anche le prede hanno molti assi nella manica! Le carcasse degli animali morti vengono volentieri utilizzate, soprattutto durante la brutta stagione.

Conservazione
Centinaia di aquile sono state uccise sulle Alpi nel corso degli ultimi due secoli. Molte le ritroviamo oggi impagliate in malo modo nei musei o nell’aula di scienze di qualche scuola. Il triste spettro di uno splendido animale. In seguito alla protezione accordata dopo decenni di persecuzione, l’Aquila reale ha ricolonizzato completamente l’arco alpino. Gli esperti sono concordi col fatto che oggi siano occupati la maggior parte dei territori idonei e stimano la presenza di un migliaio di coppie. Benchè la situazione sia quindi nel complesso rassicurante, alcune attività ricreative possono creare situazioni localmente sfavorevoli. Attività come la fotografia naturalistica, arrampicata e volo libero con parapendio e deltaplano condotte durante il periodo riproduttivo in prossimità dei nidi, possono determinarne l’abbandono con il conseguente fallimento della riproduzione.

A cura di Radames Bionda

Last update: 18/04/2018 ore 16:16:01

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