Il monitoraggio della lince in Val d’Ossola

 al X° congresso italiano di teriologia

Continua la  presenza della ricerca naturalistica ossolana nei più importanti simposi scientifici europei. Dopo l’attenzione internazionale per l’Erebia christi, la “farfalla dei ghiacciai” ad un recente congresso europeo in Olanda, la scorsa settimana un poster sul monitoraggio della lince in val d’Ossola è stato presentato al X° congresso italiano di teriologia (la branca della zoologia che studia i mammiferi) svoltosi dal 20 al 24 aprile a Acquapendente (Viterbo). Il poster illustra i risultati di quasi 15 anni di attività di monitoraggio della lince nelle valli ossolane ad opera dalla rete di rilevatori creata  nell'ambito del “Progetto lupo Piemonte” e del “LIFE WolfAlps”. E' firmato da Radames Bionda delle Aree protette dell'Ossola, Riccardo Maccagno per la Provincia del Verbano Cusio Ossola, Francesca Marucco del Centro Gestione e Conservazione dei grandi carnivori - Aree protette delle Alpi Marittime, Massimo Mattioli del CFS, Cristina Movalli del Parco Nazionale Val Grande, Luca Rotelli e Fridolin Zimmermann, responsabile per il monitoraggio della lince in Svizzera. Tra il 2002 e il 2012 la presenza della lince in Ossola è stata accertata solo negli inverni 2007-2008 e 2008-2009.  

“A partire dall’inverno 2012-2013 sono state complessivamente seguite 61.2 km di tracce e sono stati rinvenuti diversi campioni biologici attribuibili con certezza a lince grazie alle analisi genetiche. L’utilizzo di fototrappole ha permesso di ottenere 46 immagini ritraenti esemplari di lince. In questo arco di tempo è stata accertata la presenza di tre esemplari diversi.” Dice Radames Bionda.

 La lince è  il più grande felino europeo e il suo ritorno è indice di rinnovati equilibri ecologici.  “Il caso di dispersione documentato nel corso dell’indagine dal gruppo di lavoro è molto interessante perché rappresenta il primo caso accertato di un movimento dispersivo dalla Svizzera al Piemonte. L'analisi delle immagini ottenute con le fototrappole ha infatti permesso hai ricercatori svizzeri di riconoscere una delle linci presenti in Ossola, già ritratta sulle Alpi del canton Friburgo a quasi 100 km di distanza da dove ha poi stabilito il suo territorio “ossolano”. Dice Paolo Crosa Lenz, presidente delle Aree Protette dell’Ossola.”La lince era considerata estinta e finalmente è tornata. Il risultato è il frutto di una nuova attenzione per gli ambienti naturali e di un nuovo rapporto di rispetto reciproco tra le comunità degli uomini e quelle degli animali selvatici.” “Questo lavoro - aggiunge Massimo Bocci, presidente del Parco Nazionale della Val Grande - dimostra ancora una volta come i parchi rappresentino un elemento insostituibile nei processi di ricerca, sperimentazione e conservazione della aree naturali. E' indispensabile che l'uomo riscriva il suo "patto” con l'ambiente, immaginando non solo di prendere,- come purtroppo in molti casi è stato, ma anche di restituire”.

 Varzo, 26 aprile 2016

 

Ultimo aggiornamento: 14/02/2018 ore 13:35:50

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