Scuola Media di Varzo, Classe 2^ A

LA VIA DEL SEMPIONE: PREISTORIA

Preistoria e antico sentiero del valico del Sempione

L’origine di una mulattiera, praticabile sopra il valico del Sempione (2005 m), si perde nel buio della storia, ma non è affatto da escludere che il passo fosse già attraversato in tempi preistorici, sebbene manchino ritrovamenti provenienti dal valico stesso e dai diretti accessi da Nord, Ovest e Sud.

EPOCA ROMANA "Via Alta"

Conquiste romane

Attorno all’anno 15 a.C. i legionari dell’imperatore Tiberio, avanzando dal lago di Ginevra, conquistarono il Vallese e sottomisero le tribù celtiche ivi stabilite. La zona diventò importante dal punto di vista strategico per l’impero, rendendo necessario il potenziamento delle strade verso la Gallia. Nel 47 d.C. l’imperatore Claudio fece costruire, al posto della mulattiera sopra il Gran S. Bernardo, una strada militare romana. 

Il sentiero mercantile romano lungo il Sempione: la “via alta”

fioreSembra che nell’epoca romana il Sempione, pur essendo all’ombra della più frequentata via del Gran S. Bernardo, fosse percorso da uno sporadico traffico mercantile tra la val d’Ossola e la valle del Rodano. La Valle Divedro, fin da quest’epoca, fu influenzata dalla presenza del passo: divenne una terra di transito.
Lo testimoniano diverse monete trovate al passo del Sempione, di cui le più antiche risalgono all’impero di Traiano (8-117 d.C.) e si fanno più numerose verso la fine del secondo secolo.
Altra testimonianza è costituita da una iscrizione, incompleta, rinvenuta nei pressi della cittadina di Vogogna. Essa cita una strada, costeggiata da pietre di riparo in marmo, presumibilmente costruita negli anni 196 e 225 d. C., che risaliva la val d’Ossola.

Percorso

Si suppone che il percorso del sentiero romano del Sempione, dopo Crevola, entrasse nella valle Divedro, stando sulla sinistra del torrente fino al ponte dell’Orco (distrutto nel 1958 dalla piena della Diveria) e proseguisse lungo il corso del torrente fino a Campaglia. Da questa località saliva per Riceno e Riva, giungendo fino a Varzo. Quindi raggiungesse San Domenico, la Quartina e Ponte Campo. Da Nembro, probabilmente, s’inerpicava verso gli Alpeggi di Vallè, Balmelle e Pianezzoni e quindi, oltrepassata la cresta in vicinanza delle Possette, arrivava a Camoscella e Vallescia (2063 m). Di seguito la strada giungeva a Frassinodo (Alpien) e proseguiva ad alta quota fino a scendere nel fondovalle, a Engeloch, poco distante dal villaggio del Sempione (Simplon Dorf).

Merci

Cosa fosse trasportato attraverso i primi passi alpini è noto per la via del Gran S. Bernardo e si ritiene fosse uguale per gli altri passi. Si trattava di prosciutti (belgi e della Westfalia), pellicce del Nord e panni delle Fiandre, già da allora molto richiesti nei paesi latini. Dall’Elvezia, diventata romana, provenivano formaggi, miele, cera, pesce, resina e legname. Inoltre transitavano schiavi germanici. Dalle province romane della penisola italiana si esportavano erbe aromatiche, vini, vasellami, posate e altri prodotti artigianali diretti verso i centri romani del nord e della Gallia.

Declino sentiero romano

Con lo scompiglio delle invasioni barbariche le strade romane caddero presto in rovina e si ricoprirono di terra e di sterpaglia. Non si conosce con precisione cosa fosse accaduto, in quegli anni, lungo il passo del Sempione poiché il vecchio sentiero riacquistò importanza soltanto a partire dal XIII secolo.

La “via alta” nell’Alto Medioevo

Nei secoli precedenti il 1300 la via romana fu, sporadicamente, ripercorsa e subì una variazione nel suo tracciato. Giungeva fino a Varzo, seguendo l’antico percorso, attraversava Alneda, Bertonio, e superato il torrente Cairasca, saliva, serpeggiando, fino alla chiesa di S. Rocco di Trasquera.
Quindi, tenendosi in alto, sopra i Croppi, raggiungeva la frazione di Schiaffo. Scendeva, poi, nella valle di Rì e passava sopra un ponte di struttura romana, detto ponte del Diavolino. Risaliva, a tornanti, il versante occidentale della valle e si portava a Lagardo. Superato l’ultimo tratto roccioso, raggiungeva la torre di Bugliaga. Attraverso balze rocciose e canaloni sferzati dalle valanghe, la strada si portava all’ alpe Vallescia e, qui, riprendeva il tracciato dell’antica strada romana.

Dernière mise à jour: 01/07/2018 ore 13:25:38

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